DISRUPTIVE INNOVATION: nuovi scenari di crescita per le aziende
Mercoledì, 17 Ottobre, 2018

Innovazione e cambiamento sono un binomio vincente, soprattutto quando si utilizzano le tecnologie 4.0, mettendo in pratica i vantaggi del digitale.
È così che, sfruttando diverse logiche di automazione e di servizio, gli imprenditori disegnano nuovi modelli di business, sfruttando nuove modalità di comunicazione, collaborazione e interazione.
Quando parliamo di Industria 4.0, parliamo di Internet of Things, Cloud, Mobile, Big Data e Cybersecurity. Prima ancora della tecnologia, che deve esser vista come strumento, i manager devono, dunque, comprendere che con la digitalizzazione è indispensabile riorganizzare il modo di fare business ma anche di fare impresa, soprattutto dal punto di vista organizzativo.
La digital trasformation sempre più spesso viene collegata al tema della disruptive innovation per motivi diversi, tutti riconducibili a un unico argomento fondamentale: il business. 

Cosa si intende per disruptive innovation?

Una possibile traduzione di disruptive innovation è “innovazione dirompente”, nonostante, anche in italiano si usi normalmente il termine inglese.

Cos’è la disruptive innovation?

Il termine disruptive viene utilizzato per riferirsi a un’azienda che chiude col passato, usando l’innovazione tecnologica per creare prodotti e/o servizi capaci di ottenere immediatamente il consenso di un vasto pubblico. Ed è proprio questo che fa la differenza nel business. Un elemento distintivo della disruption è rappresentato dall’abbandono di un business diventato ormai obsoleto. Il denominatore comune, invece, è la tecnologia digitale, che aiuta le aziende a rinnovarsi e a gestire (cioè inventare, analizzare, progettare, testare, implementare, erogare, manutenere, tracciare, controllare, assicurare) il business, potenziando le relazioni con i colleghi, i partner, i clienti, i consumatori. Il punto di rottura sta nel cambiamento di strategia: invece di lavorare sulle abitudini consolidate delle persone e sul miglioramento progressivo di prodotti o servizi esistenti, si usa la creatività e l’immaginazione per progettare servizi e prodotti di cui ancora non esiste una domanda e non si percepisce nemmeno un bisogno. Questo vale sia per il mercato B2B che per il B2C. Qui la tecnologia, con metodologie di progettazione e prototipazione (stampa 3D), Realtà Virtuale, AI e Machine Learnig fornisce un grande contributo all’analisi e alla realizzazione dei progetti.

È la multicanalità a cambiare le regole di ingaggio

Per le aziende, capire se e come generare un business disruptive è fondamentale per ipotizzare il fatturato che verrà. Oggi, ad esempio, si usano termini come uberizzazione e/o amazzonizzazione per spiegare come la digital disruption abbia aiutato due importanti brand di successo (Uber e Amazon) a stravolgere il mercato. In che modo ci sono riusciti? Proponendo nuove formule di servizio a un target dal potenziale infinito; potenziale fatto da quel popolo multicanale e iperconnesso che ogni giorno usa dispositivi fissi e mobili per lavorare e per divertirsi. Il 60% degli italiani, infatti, è multicanale; è quanto emerge da una ricerca condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano. Questo dato apre scenari che sono da percorrere sia per quanto riguarda il B2C, ma anche il B2B. Le persone, infatti, sono pronte ad utilizzare le stesse modalità anche nelle applicazioni aziendali. 

 

Per essere disruptive occorre cambiare velocità, o meglio essere smart!

La IoT (Internet of Things) e i social media stanno collegando il mondo secondo nuove logiche di fruizione e di servizio. Lo smartphone, ad esempio, ci ha permesso di cambiare le nostre abitudini e i nostri bisogni. Da questa opportunità si parte per creare nuovi business. Dove le caratteristiche sono: velocità e intelligenza diverse dal passato. Fattore decisivo? Ad essere smart non sono gli oggetti ma le applicazioni che mettono in relazione i dati per dare informazioni a chi deve prendere decisioni. Tutto questo grazie a una diversa programmazione sviluppata attraverso API.
Oggi l’impresa deve quindi essere digitale.La domanda è: in che modo? Gli imprenditori, soprattutto quelli delle PMI, si domandano dove trovare linee guida che possano indicare un percorso che può guidare le aziende nel disegnare nuovi modelli organizzativi e di processo, capaci di aumentare il business.

Ecco, in sintesi, i 9 punti che l’Economist IU suggerisce.

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Questi nuovi modelli di business possono essere radicalmente diversi dal business originale e stravolgere i modelli organizzativi su cui l’azienda è stata fondata e ha costruito la sua storia. Ma sono anche l’unico modo per rafforzare il futuro aziendale con una strategia di prospettiva. È questa, infatti, la natura della disruption. 

E dopo l’idea ci vuole un’infrastruttura.

Questo riporta il discorso all’architettura IT, necessaria a supportare il nuovo business. Le aziende che vogliono intraprendere il cambiamento devono gestire la loro infrastruttura gestionale su un unico sistema scalabile, per ottenere risposte a quesiti più importanti in tempo reale grazie alla tecnologia di SAP BO e a una soluzione di Business Intelligence integrata maniera dinamica come Qlik Sense. Offrire al sistema azienda quello che serve, quando serve e dove serve davvero è possibile se ci sono soluzioni capaci di rilasciare velocemente applicazioni performanti e molto sicure. 

 

Bibliografia

  • Digital4Biz
  • Economist IU

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